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Diagnosi e prevenzione della cardiopatia coronarica.

Le malattie delle coronarie costituiscono oggi la causa più frequente di morte. Una diagnosi precoce di patologia coronarica, soprattutto in pazienti con alto rischio cardiovascolare (pazienti con ipertensione arteriosa, obesità, ipercolesterolemia, diabete mellito o forti fumatori), spesso richiede l’impiego di test cosiddetti "provocativi" (cioè eseguiti, per esempio, dopo sforzo fisico) che siano in grado di svelare se esiste “ischemia” miocardica (cioè mancanza di ossigeno nelle cellule del cuore) causata da un’eventuale ostruzione delle arterie coronarie.

L’utilizzazione dell’ecocardiografia durante questi test provocativi permette di studiare dettagliatamente la contrattilità del ventricolo sinistro alterata in seguito all’ostruzione coronarica, soprattutto se si dispone di “software” sofisticati in grado di permettere un’analisi quantitativa globale e reginale della funzionalità ventricolare. Così sarebbe possibile effettuare una diagnosi precoce di malattia coronarica e attuare un’appropriata terapia medica o chirurgica. In questo campo è anche possibile programmare interessanti ricerche cliniche che contribuiscano a perfezionare la diagnosi sempre più particolareggiata di queste frequenti patologie cardiache.

Diagnosi e terapia delle cardiopatie congenite dell’adulto.

La diagnosi e la terapia delle cardiopatie congenite in età adulta sono un compito estremamente difficile.

In primo luogo perché i cardiologi pediatrici che avevano in cura questi pazienti quando erano in età infantile, devono prendere coscienza che essi non sono più bambini e devono quindi essere presi in carico da cardiologi che lavorano in strutture destinate ad accogliere il paziente adulto. Egualmente si deve dire del paziente stesso, che deve abbandonare il soffice nido in cui è cresciuto: questa fase di transizione può anche essere tempestosa e richiedere particolari attenzioni, tra le quali l’aiuto di uno psicologo.

In secondo luogo, perché è necessario il reclutamento di esperti altamente qualificati, tra cui cardiologi e cardiochirurghi che abbiano una profonda conoscenza delle cardiopatie congenite. Tale conoscenza non è posseduta da gran parte dei cardiologi e dei cardiochirurghi dell’adulto, così che per essi si rende necessario un training specifico, oltre all’apporto di altri specialisti come ginecologi, ostetrici, anestesisti, radiologi, nefrologi, internisti, oculisti, etc.

In terzo luogo perché, sebbene i pazienti adulti con cardiopatia congenita siano in aumento, tuttora il loro numero rimane piccolo ed è necessaria una massa critica di pazienti per raggiungere un profilo di cura eccellente.

Presso il Dipartimento di Scienze Cardiovascolari e Respiratorie del Policlinico Umberto I esiste già un’attiva Unità di ricerca per l’Ecocardiografia clinica e le Cardiopatie Congenite dell’Adulto, di cui è responsabile il Prof. Antonio Vitarelli, che da molti anni si dedica all’ecocardiografia e in particolar modo alle cardiopatie congenite (è autore di un libro di testo e di molti lavori scientifici pubblicati su riviste internazionali). Tale Unità può attualmente disporre di vari locali ed è quindi possibile acquisire nuove apparecchiature per poter continuare a sviluppare gli studi già intrapresi sulla funzionalità ventricolare in pazienti candidati ad intervento cardiochirurgico o già sottoposti a intervento.

Diagnosi e terapia della pervietà del forame ovale.

Il Forame Ovale Pervio, altrimenti abbreviato con l'acronimo PFO, rappresenta un'anomalia cardiaca congenita in cui l'atrio destro comunica con il sinistro a livello della fossa ovale. Statisticamente interessa all'incirca il 25-30% della popolazione adulta. La presenza di un PFO va ricercata soprattutto in 1) pazienti giovani (di età inferiore ai 60 anni), colpiti da uno o più episodi di ischemia cerebrale la cui causa non sia stata determinata e si sospetti una embolia cerebrale "paradossa"; 2) subacquei colpiti da forme gravi di malattia da decompressione dopo immersioni eseguite nel rispetto delle tabelle. Il PFO non provoca alcuna anomalia all'esame fisico e radiologico né all'elettrocardiogramma. Raramente dà manifestazioni patologiche, per cui molti soggetti non sanno assolutamente di averlo. Esistono vari metodi di indagine che accoppiano tecniche contrastografiche all'uso di ultrasuoni e che consentono di valutare lo stato delle strutture cardiache e del flusso di sangue, sia normale che patologico. L'ecocardiografia transesofagea color Doppler si esegue introducendo una sonda in esofago previa una blanda sedazione del paziente; viene inoltre iniettata in vena una soluzione salina contenente microbolle che, una volta giunte al cuore, permettono di rilevare il tipo e l'entità di un eventuale “shunt” (cortocircuito) fra le sezioni destre e sinistre del cuore. L'ecocardiografia transesofagea serve anche come guida per la chiusura non chirurgica dei PFO, diventata oggi possibile con l'avvento dei sistemi di chiusura transcatetere per via percutanea (impianto di un “doppio-ombrellino”), inizialmente sviluppati per la chiusura percutanea dei difetti interatriali.

Studio dell’influenza di vari farmaci sulla funzionalità miocardica.

Vi è un grande interesse della comunità scientifica sulle ripercussioni dei principi attivi sulla funzionalità miocardica sia in senso negativo, quale effetto collaterale dell’azione farmacologica, che in senso positivo quale effetto terapeutico principale della molecola in studio. Tutti i farmaci inoltre prima di essere commercializzati hanno bisogno di essere valutati in merito alla possibilità di essere tossici sui tessuti dell’organismo (miocardio compreso) nell’ambito di studi preclinici di sicurezza i cui costi sono sostenuti dalle case farmaceutiche. L’ecocardiografia, recentemente arricchita di nuove tecniche dello studio delle proprietà tissutali, è un elemento prezioso per valutare l’impatto dei diversi farmaci sulla funzione miocardica.

Depistage cardiologico negli sportivi.

Le patologie cardiologiche sono la prima causa di morte nei giovani sportivi. Sempre più adulti inoltre, anche cardiopatici o con fattori di rischio per malattie cardiovascolari, si avvicinano allo sport come strumento per migliorare la loro salute e qualità di vita. Nel giudizio di idoneità alla pratica sportiva non agonistica (sicuramente praticata da una più larga parte della popolazione rispetto all’agonismo) non sempre la semplice visita con elettrocardiogramma è sufficiente a garantire la possibilità di praticare sport in sicurezza. Occorre rendersi conto infatti che molti degli sport comunemente definiti “non agonistici” o “amatoriali” possono richiedere ai praticanti un impegno psico-fisico che si avvicina talvolta a quello richiesto dalle attività a livello “agonistico” (si pensi alla partita di calcetto tra amici e più in generale a tutti gli sport “competitivi”).

Alcune malattie cardiache, come la displasia aritmogena del ventricolo destro o la cardiomiopatia ipertrofica, sono spesso misconosciute e provocare una morte improvvisa nei giovani atleti. Una diagnosi ecocardiografica precoce potrebbe prevenire tali complicanze, soprattutto se gli apparecchi vengono opportunamente dotati di software sofisticati in grado di permettere uno studio particolareggiato della funzionalità ventricolare e nello stesso tempo in grado di fornire nuovi spunti per una ricerca clinica sempre più approfondita.